domenica 28 settembre 2014

La fotografia in viaggio – parte 1

La passione per i viaggi e la fotografia ha moltissimi risvolti piacevoli. C’è però da dire che, per fare bene le cose, a volte bisogna essere attrezzati come si deve. Ecco perché ormai il mio bagaglio a mano è prevalentemente di tipo fotografico!
Può sembrare eccessivo, ma in definitiva tutto sta nel decidere prima cosa si vuole fare e organizzarsi al meglio. Perché alla fine, per fare qualche foto, a volte può bastare anche una compattina.

Ho preparato questo post per dare qualche suggerimento a chi, volendo catturare un po’ di scatti durante una vacanza, si trovasse nella condizione di chiedersi: cosa mi porto dietro? come fotografare in una specifica condizione? Qual è l’attrezzatura più adatta? È importante disporre dell’intero corredo per ottenere il miglior risultato possibile? Naturalmente non esiste una sola risposta a tutte queste domande, ma grazie all'esperienza e a qualche semplice ragionamento ci si può avvicinare alla soluzione migliore.
Che si tratti di un weekend in una capitale europea o di un mese in Australia, al fotografo interessa catturare l’essenza del luogo attraverso il proprio obiettivo.
Va da sé che una sessione di trekking con zaino, sacco a pelo e viveri sulle spalle richiederà la massima leggerezza dell’attrezzatura. Una compatta o una bridge, in questo caso, rappresenteranno la scelta ideale, al limite accompagnate da un mini treppiede, qualche batteria di scorta e una scheda di memoria capiente.
Viceversa, le quattro settimane di fly&drive in Australia rappresentano probabilmente un’occasione irripetibile, che per certi versi giustifica il trasporto dell’intero corredo del fotoamatore.
Ma andiamo con ordine, perché dopotutto un viaggio comincia dalla propria casa.

Prima di partire: pianificare per evitare le sorprese

Una volta scelta la nostra destinazione, occorrerà fare una serie di considerazioni. Come accennato, le condizioni di viaggio influenzeranno inevitabilmente determinate scelte.
Un safari fotografico in Sudafrica richiederà probabilmente focali lunghe, mentre per una visita a New York un grandangolare permetterà di catturare gli scatti migliori; in un weekend sarà sufficiente una quantità limitata di schede memorie, mentre per un mese intero (magari in posti poco turistici, nei quali la reperibilità di schede e batterie può risultare difficile) sarà opportuno partire adeguatamente equipaggiati.
Inoltre, se intendiamo visitare un Paese extra-europeo utilizzando tutta la tecnologia che il conto in banca ci ha permesso di acquistare, occorrerà portare con noi scontrini e garanzie oppure, in aeroporto, stilare un elenco nell'ufficio doganale con modelli e numeri di serie dei componenti più costosi (in genere corpi macchina, obiettivi, computer portatile ecc.). Questo servirà a dimostrare, in caso di verifica doganale al rientro, la regolarità dei nostri acquisti sul territorio italiano o europeo. L’alternativa è dover pagare iva e dazi, per un totale pari a circa il 25-30% del valore stimato!
A onor del vero questi controlli non capitano di frequente, ma proteggere i nostri interessi impegna solo per pochi minuti: quindi, perché rischiare?

Nei prossimi giorni pubblicherò un nuovo post nel quale entrerò un po’ più nel dettaglio dell’attrezzatura: a presto!

2 commenti:

  1. interessante la storia degli scontrini e numeri di serie, non la conoscevo, anche se viaggio sempre leggero, non sono appassionato come te.

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  2. In effetti mi è capitato una volta sola (e l'attrezzatura era seminuova, quindi il dubbio del finanziere poteva starci). Poi ha capito che era materiale che proveniva dall'Italia (avevo i manuali!) e non ha fatto storie.
    Da quella volta, porto l'elenco con i numeri di serie e li trascrivo sull'apposito modulo doganale in uscita dall'Italia.
    Ovviamente da allora, nonostante i tanti viaggi, non mi hanno più chiesto nulla! :D

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